Ammetto che la prima reazione non è stata positiva. Ma come, uno come Roberto Cipresso, che ha vinto premi su premi, firmato grandi vini, scritto libri, uno che per me è quasi un mito, si mette a fare una colletta online?

In effetti non avevo bene inteso lo spirito del progetto Temporibus e del crowdfunding che organizzato per realizzarlo.

Provare a rifare il vino degli antichi. Avvicinarsi il più possibile a quel nettare di bacco bevuto da Giulio Cesare. Operazione resa possibile dal ritrovamento di varietà arcaiche, da ricostruzioni basate sugli scritti e da un lavoro di ricostruzione in cantina.

Qualcosa di piuttosto lontano dal mercato, dal business del vino. Ma visto che tutto ha un costo Roberto Cipresso ha pensato di riservarne i frutti a chi in questo progetto ci crede e lo sottoscrive. A chi acquista en primeur (ma sarebbe più opportuno dire alla cieca) almeno una delle 1000 bottiglie che ne usciranno. Per il sostenitore un modo per esserne parte, per l’enologo un modo per realizzare il suo progetto liberamente, senza i vincoli di un finanziatore.

Un’opportunità unica. E bravo Roberto.